Cronaca Italiana
Anno 1
Numero 2

24 Maggio 2006
Envie este boletín a un amigo/a y ¡envitelo/a a chattar!
Ingresa tu e-mail para recibir este boletín:

Queridos amigos,

Testate giornali"Cronaca Italiana" es una selección semanal de noticias italianas desde los mas importantes periódicos y revistas italianos que les ofrece CyberItalian editors. "Cronaca italiana" es una excelente forma de practicar el idioma italiano y de conocer mas sobre la vida italiana.

Lean los articulos en italiano y no olviden de DECIRLE A UN AMIGO de la "Cronaca Italiana", y de ¡CHATTAR sobre las últimas noticias con otros lectores!

Buona lettura!

Borrelli capo Ufficio indagini della Figc per lo scandalo del calcio:
da "Mani Pulite" a "Piedi Puliti"

23 Maggio 2006 - Copyright © la Repubblica.it

Il Senatore Francesco Saverio Borrelli ROMA - "Dopo Mani Pulite, ecco Piedi Puliti". Francesco Saverio Borrelli accoglie con una battuta di spirito la nomina, da parte del commissario straordinario della Federazione, Guido Rossi, a capo dell'Ufficio indagini della Figc. Settantasei anni, nato a Napoli, l'ex procuratore di Milano ha legato il proprio nome principalmente al pool di Mani Pulite, formato con Di Pietro, Colombo, Davigo e D'Ambrosio. E proprio il passato di Borrelli scatena l'indignazione del centrodestra. Mancano pochi minuti a mezzogiorno quando le agenzie battono la notizia, non trascorre nemmeno un'ora per la prima reazione allarmata da parte dell'opposizione con Silvio Berlusconi che denuncia: "Mi sembra coerente con quello che stanno facendo, si sono scelti l'arbitro di fiducia". Di tutt'altro tono i commenti da parte del centrosinistra, che parla di "scelta di grande qualità" e di persona "di garanzia".

Una "manina" che vuole "recuperare il giustizialismo", una nomina "incredibile e tutt'altro che innocente". E' Fabrizio Cicchitto, vice-coordinatore di Forza Italia il primo a scagliarsi contro la scelta fatta da Guido Rossi. La nomina dell'ex procuratore capo di Milano è il segnale, a suo parere, dell'intenzione di strumentalizzare quel che è avvenuto nel calcio, "per riprendere a sparare a raffica in molteplici direzioni, e aumentare il potere di ricatto e di interdizione di alcuni ben precisi ambienti milanesi collocati a cavallo fra alcuni grandi studi legali, alcune banche, qualche potere editoriale".

Più preciso - e sarcastico - il senatore Alfredo Mantovano, componente nazionale di An, che interpreta la nomina di Borrelli come "la risposta più adeguata all'intenzione manifestata dall'onorevole Berlusconi di tornare a fare il presidente del Milan. Certi rischi - aggiunge - vanno scongiurati sul nascere".

"Io non ho problema perché sono romanista - commenta Maurizio Gasparri - ma se fossi milanista sarei preoccupato. Ma perché gli ex procuratori di Milano non vanno in pensione a fare i nonni?".

Netto l'ex presidente della commissione Giustizia della Camera, nonché legale di Silvio Berlusconi, Gaetano Pecorella: "Se farà al calcio italiano quello che ha fatto alla politica, sarà la fine del calcio".

Di strumentalizzazione parla anche il responsabile per lo sport dell'Udc Luciano Ciocchetti, che osserva come una parte politica stia "prendendo spunto da una situazione tragica, com'è quella che emerge delle inchieste giudiziarie, per occupare tutto lo sport e il calcio italiano". Una nomina che "lascia perplessi per le ferite che riapre": "Credo che si potesse scegliere una persona altrettanto preparata ma meno caratterizzata politicamente, in grado di non spaccare ulteriormente il Paese".

Parla addirittura di "ghigno mafioso" il segretario della Dc, Gianfranco Rotondi. La nomina di Borrelli, sottolinea, "scopre la carte, Calciopoli parte alla larga ma ripete la commedia di Mani Pulite, alla fine sarà un'operazione politica e contro Berlusconi. La nomina di Borrelli è un ghigno mafioso: non cambiano nemmeno i personaggi, sono come la mafia, i delitti li annunciano e poi li realizzano. In Italia torna un uso politico della giustizia, più che la gente in piazza bisogna prendere atto che forse è il caso di capire chi pensa di lasciare il Paese".

E' un "compito importante" quello che attende Borrelli, osserva il ministro delle Politiche giovanili e Attività sportive, Giovanna Melandri, che al neo capo dell'Ufficio indagini della Figc formula "i migliori auguri di buon lavoro", riconoscendone le "indubbie qualità professionali che costituiranno un prezioso aiuto per il calcio italiano che attraversa un momento delicato e di trasformazione".

Antonio Di Pietro, oggi ministro delle Infrastrutture e leader dell'Italia dei valori, accoglie con soddisfazione il collega di un tempo. "Finalmente una persona di garanzia, che permetterà l'imparzialità di giudizio e che non è affatto coinvolta in alcun tipo di conflitto d'interesse". Di "nomina di grande qualità" parla il ministro per l'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, convinto che "in una vicenda così complicata, l'esperienza di Francesco Saverio Borrelli potrà essere molto utile a fare chiarezza fino in fondo".

Top of page

Palermo, sbarcano i ragazzi antimafia "Qui per Falcone e la legalità"
La nave è giunta in Sicilia per il 14esimo anniversario della morte del giudice
23 Maggio 2006 - Copyright © la Repubblica.it

Arrivo a Palermo della nave della legalitàPALERMO - Hanno le facce un po' stanche, ma allegre e scanzonate. Hanno attraversato il Tirreno per lanciare il loro grido di libertà contro la mafia. Sono sbarcati in mille questa mattina a Palermo intorno alle 8, nel giorno della memoria, per il 14esimo anniversario della strage di Capaci, nella quale morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Sono studenti di scuole medie e superiori, provenienti da tutta Italia, ritrovatisi ieri al porto di Civitavecchia per imbarcarsi sulla prima "Nave della legalità".

Un viaggio speciale organizzato dalla Fondazione Giovanni e Francesco Falcone, e inserita nell'ambito di "Verso sud", tour della legalità realizzato dal ministero dell'Interno. Sono stati accolti dalle sorelle Maria e Anna Falcone, dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, e dal sindaco, Diego Cammarata. In corteo raggiungeranno l'aula bunker dell'Ucciardone dove si confronteranno con chi combatte ogni giorno la criminalità organizzata.

Loro il giudice Falcone lo hanno conosciuto soprattutto attraverso le parole degli insegnanti. E si sono preparati durante l'anno per questo giorno, lavorando su progetti legati alla legalità. Conoscenza ed entusiasmo: gli ingredienti con i quali affrontano questa giornata importante e con cui vivranno il momento cruciale del "memorial day": il corteo che dall'Ucciardone li porterà all' "Albero Falcone" dove alle 17.58, ora dell'agguato di Capaci, Palermo si fermerà e tutto dovrà per un po' tacere. A parlare saranno i loro slogan: "Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti". "Spezziamo la mafia, riaccendiamo la speranza". "Si può spezzare un fiore ma non si può impedire la primavera".

Ai giovani giunti a Palermo con le magliette bianche, con impressa l'immagine di Giovanni Falcone circondato da ragazzi e la scritta "Il suo lavoro, il nostro presente. Il suo sogno, il nostro futuro", ha voluto subito rivolgere la parola il procuratore Grasso: "È stato meraviglioso vedervi arrivare e vedere l'immagine di Giovanni Falcone che si avvicinava sempre più verso la sua città". "Siete straordinari - dice loro Maria Falcone - voi riaccendete la speranza nel cuore degli adulti. E potrete dire in futuro 'Noi c'eravamo in quel secondo sbarco dei mille. Non vi fermate'", li ha esortati ancora la sorella del magistrato.

Con loro ha viaggiato l'ex ministro Luigi Berlinguer: "Sono combattenti della legalità, ambasciatori dei veri valori. Non sono qui per una gita: hanno studiato, si sono informati, sanno tutto. Rappresentano veramente la speranza del Paese". C'è anche il vice ministro alla Pubblica istruzione, Mariangela Bastico, che lancia subito una proposta: "Per mesi le scuole italiane hanno elaborato lavori e progetti sulla legalità e sulla mafia. Occorre raccogliere questo patrimonio di conoscenze e sensibilità perchè non vada disperso e costituisca una banca dati sulla legalità per le scuole. E la Fondazione Francesca e Giovanni Falcone può essere il centro catalizatore di questo sforzo".

Per questi studenti è prevista una mattinata intensa presso l'aula bunker del carcere Ucciardone, il luogo nel quale, venti anni fa, nel febbraio del 1986, iniziò il maxiprocesso che si concluse con 342 condanne di esponenti di Cosa nostra. In programma momenti di dibattito e confronto, con la partecipazione di esponenti del mondo giudiziario, politico, istituzionale: attesi, tra gli altri, il ministro alla Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, Ilda Boccassini, Giuseppe Ayala, Giancarlo Caselli, Carla del Ponte, Piero Grasso, Gioacchino Natoli, Marcelle Padovani, Giannicola Sinisi, Claudio Martelli. In città c'è anche il ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Seicento bambini, inoltre, saranno coinvolti dal Sap in un torneo sportivo e alle 17.58, ora dell'agguato di Capaci, la città si collegherà in diretta con Aosta dov'è previsto l'arrivo dei ciclisti tedofori del Memorial Day 2006. La giornata si concluderà al Teatro Politeama con l'Orchestra sinfonica siciliana. Mentre la giunta dell'Anm propone la sospensione delle udienze e un momento di raccoglimento nell'aula magna del Palazzo di giustizia, aperto agli avvocati e alla città.

Top of page

Garinei amava la musica del pubblico
di Enzo Biagi
Mi mancherà l'amico di una vita che sapeva far divertire la gente descrivendola con rispetto nelle sue commedie
Maggio 2006 - Copyright © L'Espresso

Pietro Garinei e Carlo Azeglio Ciampi Pietro Garinei mi manca molto. Mi manca la sua telefonata domenicale che arrivava anche quando la Roma aveva perso. Mi mancano i suoi commenti a quello che scrivo, mi manca il suo affettuoso: "Tieni duro". Mi mancheranno le nostre discussioni guardando la partita in tv nelle sere d'agosto, e le nostre silenziose passeggiate nei boschi. Da quando Pietro era rimasto vedovo, quei pochi giorni che si concedeva lontano dal suo Sistina, li passava con me a Pianaccio. Il ruolo del regista non lo abbandonava mai; come arrivava organizzava la mia giornata: "Enzo devi camminare. Domani andiamo a Porretta. Andiamo a prendere i prosciutti a Pietracolora". E alla sera mi diceva: "Giochiamo", che voleva dire metterci a cantare le nostre canzoni, e quasi sempre vincevo io perché me ne ricordavo di più. Inevitabile era la sigla di chiusura prima della buonanotte: 'Roma nun fa' la stupida stasera' di Garinei e Giovannini, musica di Trovajoli, interpreti Pietro e Enzo.

È stato l'amico di una vita, gentile, intelligente, molto generoso con gli altri, senza sbandierarlo ai quattro venti. In tutti i momenti, belli o brutti, che hanno segnato la mia vita, Pietro c'era. Ne voglio ricordare solo uno. Londra 1978: quando aprii gli occhi, dopo il mio primo intervento al cuore, era lì vicino al mio letto con il 'Corriere della Sera' in mano.

Ci siamo conosciuti subito dopo la guerra, nel 1948 al Giro d'Italia: con lui c'era anche Sandro Giovannini, io scrivevo per il 'Giornale dell'Emilia', loro per 'La Gazzetta dello Sport'. Per un periodo avevano fatto i giornalisti, e avevano diretto anche un settimanale satirico, 'Cantachiaro', sul quale ho scritto anch'io. Sandro, scomparso nel 1977, era laureato in legge, mentre Pietro era farmacista. 'Cantachiaro' fu anche il titolo del primo spettacolo libero fatto a Roma dopo l'arrivo degli Alleati.

Garinei mi raccontò che la commedia nacque, durante la guerra, proprio nella farmacia di famiglia. "La farmacia era diventata il ritrovo di tutti i giornalisti di piazza San Silvestro, quando chiudeva la sala stampa venivano lì: Gorresio, Longanesi, Flaiano, Diemoz, Monicelli. Venivano anche per bere quello che io preparavo e chiamavo l'elisir", mi disse Pietro durante un'intervista. "In quelle lunghe nottate abbiamo cominciato a preparare un copione che si intitolava 'Sono le otto e tutto va bene', perché quello era il momento in cui scattava il coprifuoco. Poi alla fine della guerra riscrivemmo il testo perché tante cose erano cambiate. Lo facemmo con Monicelli, Furio Scarpelli e Italo De Tuddo. Una compagnia eccezionale: Anna Magnani era la soubrette, Carlo Ninchi, Gino Cervi, Olga Villi, Lea Padovani. La censura cancellò la metà delle scene. Allora andammo dal presidente del Consiglio, che era Ivanoe Bonomi. Ci presentammo in delegazione, ma lui disse che non poteva farci nulla. Ci rivolgemmo al capo della censura, l'ammiraglio Stone, che diede disposizione perché tre altissimi ufficiali, un inglese, un americano e un francese, assistessero alla prova generale. Che facemmo al teatro Quattro Fontane, vuoto, con quei tre signori in prima fila. La Magnani fu incredibile, perché non volle levare una battuta, e con quelle più cattive, violente, scese in platea, e gliele andò a sbattere in faccia. Alla fine dissero che non c'era nulla da togliere, tranne una parodia di un'operetta spagnola, 'La gran via', che faceva: 'Sono il primo ladrone, io sono il secondo, il terzo son'. Avevamo sostituito i 'tre ladroni' con i 'tre padroni' che erano Churchill, Roosevelt e Stalin, che entravano in scena trascinando una gabbia, dentro alla quale c'era l'Italia. Avevano tre maschere perfette. Gli ufficiali ci spiegarono che neanche nei loro paesi i capi di Stato, dallo scoppio del conflitto, venivano satireggiati. Ci lasciarono i discorsi e i ritornelli, ma ci fecero togliere i mascheroni. Ubbidimmo; ma Ninchi con due baffoni era più Stalin di Stalin e anche gli altri: l'obiettivo era raggiunto lo stesso".

Garinei e Giovannini, G&G, una sigla nella storia, non hanno mai sbagliato un copione o una regia, hanno sempre rispettato il pubblico e lo hanno fatto divertire, hanno segnato i nostri palcoscenici e anche il costume del nostro Paese con le loro commedie musicali interpretate da Erminio Macario, Carlo Dapporto, Renato Rascel, Wanda Osiris, Delia Scala, Nino Manfredi, Paolo Panelli, Bice Valori, Marcello Mastroianni, il Quartetto Cetra, Walter Chiari, Johnny Dorelli, Alberto Sordi, Mariangela Melato, Gino Bramieri, Aldo Fabrizi, Domenico Modugno, Enrico Montesano, Gigi Proietti, Lea Massari, Massimo Ghini, Sabrina Ferilli e tanti tanti altri.

Pietro, un giorno, mi disse: "La musica del pubblico è la cosa più bella della mia giornata, quando le persone escono dal teatro canticchiando il motivo che hanno sentito, vuol dire che lo spettacolo è piaciuto, e si è contenti di aver lavorato per il teatro".

Top of page

Cannes, il giorno del Caimano
Cinque minuti di applausi alla prima del film di Nanni Moretti
23 Maggio 2006 - Copyright © Corriere della Sera.it

Nanni Moretti, Margherita Buy, Jasmine Trinca e Sivio Orlando (Ap)CANNES - È iniziata la seconda settimana del Festival e si continua a parlare del cinema italiano dopo i successi di Bellocchio e Rossi Stuart. Ieri il Moretti's day, come lo chiamerebbe lo stesso Caimano, è andato secondo previsioni. Consueto applauso di circostanza dei critici al mattino; consensi più calorosi al primo pomeriggio («è un film politico ma anche comico» hanno detto alcuni); alla sera il gala: cinque minuti di battimani (due già durante i titoli di coda e poi tre, con molte grida di consenso), e il regista ha salutato a pugni alzati. Titoloni sui giornali, Nice Matin scrive: Moretti 1-Michael Moore 0, riferito all'autore del documentario su Bush. «Berlusconi, satire à l'italienne. L'Italie a perdu» titola Le Figaro l'intervista col regista del Caimano che, amato in Francia, è tra i favoriti del Festival vinto cinque anni fa con La stanza del figlio. E se l'autore, da due giorni sulla Croisette per promuovere il suo film (più di 8 milioni in Italia d'incasso) già venduto in moltissimi Paesi, ha avvisato che a suo parere Berlusconi non resterà cinque anni all'opposizione, gli attori hanno parlato del Caimano con i giornalisti italiani che sapevano tutto del catechismo morettiano e, del resto, sono stati accuratamente evitati dal regista.

«Quando ho letto la storia — dice Silvio Orlando, David meritato come protagonista — ho pensato che fossero due, una poetica e privata e una politica, contrapposte. Il film è riuscito perché le ha riunite ed è proprio l'Italia ai tempi di Berlusconi». «Io credo che nel Caimano ci sia molto amore per il cinema e una gran voglia di parlarne — assicura Margherita Buy — e, se il progetto era ambizioso per le diverse corde che tocca, il dosaggio così equilibrato degli elementi è segno della sua riuscita». Ci sono anche la giovane Jasmine Trinca, a lungo indecisa se fare la archeologa o l'attrice ed Elio De Capitani, il primo Caimano, bravo attore regista del Teatro dell'Elfo: «Pensavo di somigliare più al produttore Barbagallo, invece un giorno ho dovuto guardarmi allo specchio e scoprire che sembro Berlusconi. Ho fatto un'indagine antropologica sulla tipologia dei molti Berlusconi che, vivendo a Milano, conosco bene. Chiedono sempre che influenza possa avere avuto questo film sulla vittoria di Prodi, ma perché non chiedono mai l'influenza della nostra tv sulle elezioni?».

Top of page