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Bocconcino Culturale

Il Bocconcino Culturale è un esercizio di ascolto e comprensione. Nel testo seguente ci sono delle parole mancanti, ma... ...NON SPAVENTARTI! :-)
Ascolta l'audio mentre leggi il testo (ascoltalo più volte). Su un foglio di carta, scrivi le parole italiane mancanti.

La rabbia e la stizza aperto

Libro primo. Primo. Mia moglie e il mio naso.

Che fai? Mia moglie mi domandò vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.

"Niente" le risposi "mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo avverto un certo dolorino."

Mia moglie sorrise e disse "credevo ti guardassi da che parte ti pende."

._._. ._._._._._._. ._._._._. ._._. ._._._._. ._. ._._._. ._._._._._._._._. ._._._._._._. ._._._._._._._. ._._. ._._._._.. "Mi pende? A me? Il naso?"

E mia moglie, placidamente, "ma sì caro, guardatelo bene, ti pende verso destra."

 

Avevo ventotto anni e sempre fino allora avevo ritenuto il mio naso se non proprio bello almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui mi era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme, che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo.

 

Vide forse mia moglie molto più addentro di me in quella mia stizza e aggiunse subito che se riposavo nella certezza di essere in tutto senza mende me ne levassi pure perché come il naso mi pendeva verso destra così... "che altro?"

 

E altro, altro... ._._. ._._._. ._._._._._._._._._._._._. ._._._._._._._._. ._._._._._. ._._._._._. ._._._. ._._._._._._._. ._._._._._._._._._._._._.. Le mie orecchie erano attaccate male, una più sporgente dell'altra. E altri difetti. Ancora? E sì, ancora, nelle mani, al dito mignolo e nelle gambe, no, storte no, la destra, un pochino più arcuata dell'altra, verso il ginocchio, un pochino.

 

Dopo un attento esame dovetti riconoscere veri tutti questi difetti. E solo allora, scambiando certo per dolore e avvilimento la maraviglia che ne provai subito dopo la stizza, mia moglie per consolarmi m'esortò a non affligermene poi tanto che anche con essi tutto sommato rimanevo un bell'uomo. Sfido a non irritarsi, ricevendo come generosa concessione ciò che come diritto ci è stato prima negato. Schizzai un velenosissimo "grazie" e sicuro di ._._._. ._._._._. ._._._._._._. ._._. ._._._._._._._._._._._._. ._._. ._._._._._._._._._._. non diedi alcuna importanza a quei lievi difetti ma una grandissima e straordinaria al fatto che tanti anni ero vissuto senza mai cambiar di naso, sempre con quello, e con quelle sopracciglia e quelle orecchie, quelle mani e quelle gambe e dovevo aspettare di prender moglie per aver conto che li avevo difettosi. Oh, che maraviglia, e non si sa? Le mogli, fatte apposta per scoprire i difetti del marito. Ecco già, le mogli, non nego ma anch'io se permettete, di quei tempi ero fatto per sprofondare (a ogni parola che mi fosse detta o mosca che vedessi volare) in abissi di riflessioni e considerazioni che mi scavavano dentro e bucheravano giù per torto e su per traverso lo spirito come una tana di talpa. Senza che di fuori ne paresse nulla.

 

Si vede, voi dite, che avevate molto tempo da perdere. No, ecco, per l'animo in cui mi trovavo. Ma del resto sì, anche per l'ozio, non nego. Ricco, due fidati amici Sebastiano Quantorzo e Stefano Firbo badavano ai miei affari dopo la morte di mio padre, il quale per quanto ci si fosse adoperato con le buone e con le cattive non era riuscito a farmi concludere mai nulla, tranne di prender moglie, questo sì, giovanissimo. Forse con la speranza che almeno avessi presto un figliuolo che non mi somigliasse punto. E, pover uomo, ._._._._._._. ._._._._._._. ._._._._._. ._._._._._._. ._._._._._._._._. ._._. ._._.. Non già, badiamo, che io opponessi volontà a prender la via per cui mio padre mi incamminava. Tutte le prendevo, ma a camminarci non ci camminavo. Mi fermavo a ogni passo. Mi mettevo prima alla lontana, poi, sempre più da vicino a girare attorno a ogni sassolino che incontravo e mi meravigliavo assai che gli altri potessero passarmi avanti, senza fare alcun caso di quel sassolino che per me, intanto, aveva assunto le proporzioni d'una montagna insormontabile, anzi, d'un mondo in cui avrei potuto senz'altro domiciliarmi.

 

Ero rimasto così, fermo ai primi passi di tante vie, con lo spirito pieno di mondi o di sassolini, che fa lo stesso. Ma non mi pareva affatto che quelli che mi erano passati avanti e avevano percorso tutta la via ne sapessero in sostanza più di me. Ma erano passati avanti, non si mette in dubbio e tutti braveggiando come tanti cavallini, ma poi, in fondo alla via, avevano trovato un carro, il loro carro, vi erano stati attaccati con molta pazienza e ora se lo tiravano dietro. Non tiravo nessun carro io e non avevo perciò né briglie né paraocchi, ._._._._._._. ._._._._._._._._._._. ._._._. ._._. ._._._._. ._._. ._. ._._._._._._. ._._._. ._._._._._._. ._._._._. ._._._._._._..

 

Ora, ritornando alla scoperta di quei lievi difetti, sprofondai tutto, subito, nella riflessione che dunque, possibile? Non conoscevo bene neppure il mio stesso corpo, le cose mie che più intimamente mi appartenevano. Il naso, le orecchie, le mani, le gambe e tornavo a guardarmele per rifarne l'esame.

 

Cominciò da questo il mio male. Quel male che doveva ridurmi in breve in condizioni di spirito e di corpo così misere e disperate che certo ne sarei morto o impazzito, ove in esso medesimo non avessi trovato, come dirò, il rimedio che doveva guarirmene.

 

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Audio tratto dal libro "Uno, nessuno e centomila", autore Luigi Pirandello, disponibile su ilnarratore.com audiolibri.

 

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