Bocconcino Grammaticale

Qui praticherai alcuni dettagli che aiutano a parlare e a relazionarsi.

 

Gli elementi linguistici che troverai sono:

 

Segnali discorsivi e intercalare (esercizio 3, esercizio 5)

I segnali discorsivi sono delle parole o frasi che "arricchiscono" la lingua parlata, danno più espressione e colore, possono servire a fare una "pausa" nel discorso, a mostrare insicurezza, sicurezza o richiamare l'attenzione di chi ascolta. Sono molti e difficilmente classificabili. Vediamo i più comuni:

Esempio:

 

 

Gli intercalari sono parole o espressioni usate in maniera fortemente personale e a volte diventano dei propri tic, ripetizioni abituali a cui uno non fa più caso. Ad esempio, il politico Silvio Berlusconi usava spesso "mi consenta". L'industriale Gianni Agnelli usava spesso "veda". Alcuni attori usano espressioni tipiche dialettali: Alberto Sordi diceva "ammàzza" o "ahò" e Luciana Littizzetto usa spesso "bon" e "neh".

Molte persone automaticamente inseriscono parole volgari nella loro comunicazione oppure espressioni che richiamano il sacro.

 

Esempio:

 

I più comuni sono (tralasciamo quelli volgari):

A volte i segnali discorsivi sono usati come intercalari:

Quali segnali discorsivi o intercalari si usano nella tua lingua?

Tu usi un intercalare tipico?

 

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Punteggiatura (esercizio 2, esercizio 4, esercizio 7)

Recentemente, con l'uso di sms, chat e email la scrittura sta diventando sempre più informale. A volte troppo!

A volte alcune persone non usano la punteggiatura. A volte alcune persone non sanno più usare la punteggiatura.

 

In italiano (come in ogni lingua) l'uso della punteggiatura è molto importante e può differire leggermente da altre lingue. Vediamo qui le regole principali per i seguenti segni:

 

il punto ( . ) la virgola ( , ) il punto e virgola ( ; ) i due punti ( : ) il punto esclamativo ( ! ) i puntini di sospensione ( ... ) le virgolette ( « » o " " o ' ' ) le parentesi tonde ( ) o quadre [ ]

 

Un "periodo" (testo composto da una o più frasi) ha un significato compiuto. Ogni periodo termina con un punto (punto fermo, punto esclamativo o punto interrogativo).

Dopo un punto si lascia uno spazio e si ricomincia a scrivere con la maiuscola.

 

Il punto crea una pausa o un'inflessione importante nel periodo.

 

 

 

La parola "virgola" viene dal latino "virgula" (piccola verga, piccolo bastone). Si riferisce chiaramente alla forma grafica del segno.

 

La virgola segna una pausa in un periodo, ma non così forte come la pausa del punto.

 

È usata principalmente per separare nomi in una lista, per separare frasi indipendenti e dipendenti, per separare frasi indipendenti che hanno un legame logico.

 

 

 

Il punto e virgola è un segno un po' particolare che nelle altre lingue non si usa tanto.

 

In italiano si usa per fare una pausa un po' più lunga della virgola e un po' meno lunga del punto.

 

Si usa alla fine di una frase che esprime un concetto che si collega al concetto di cui tratta tutto il periodo (più frasi messe insieme).

 

L'uso del punto e virgola è spesso una questione di stile che si vuole dare al proprio testo.

 

 

 

I due punti hanno una funzione esplicativa: spiegano.

 

Sono principalmente usati per introdurre una lista a punti o numerata o per introdurre un discorso diretto.

 

A volte sono usati per congiungere due frasi, al posto della congiunzione.

 

 

 

Il punto esclamativo esprime un sentimento e puoi ben capire perché si usa spesso nei blog, nei chat, negli sms, nei fumetti o nei testi più enfatici.

 

La scrittura moderna (in letteratura e negli articoli di giornale) tende a ridurne l'uso.

 

 

 

I puntini (punti di sospensione) sono tre e indicano una sospensione, una frase non conclusa, un'esitazione, un'insinuazione o...

 

 

 

Le virgolette sono usate per mettere in evidenza una parola di natura straniera o gergale o tecnica, una citazione, un discorso diretto o un titolo (se non si usa il corsivo, meno invadente delle virgolette).

Si usano principalmente alte doppie "...".

 

Le basse sono un po' in disuso «...» usate principalmente per evidenziare i discorsi diretti.

 

Le virgolette alte singole '...' si usano solo con parole che andrebbero messe tra virgolette all'interno delle virgolette alte.

 

 

 

Le parentesi sono usate per evidenziare una frase (all'interno di più frasi) quando non si possono usare le virgole.

Quando le parentesi coincidono con la fine di un periodo, il punto si mette all'esterno della parentesi.

 

In genere si usano le parentesi tonde ( ). Le parentesi quadre [ ] vengono usate spesso per integrare un testo e renderlo più comprensibile.

 

 

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Differenza fra "stare" ed "essere" (esercizio 6)

Alcuni studenti ancora confondono l'uso dei verbi "stare" ed "essere".

 

In certe situazioni possono essere intercambiabili ma mantengono una connotazione leggermente diversa:

 

Sono contento di essere qui. (Si riferisce al momento presente, alla sensazione personale di essere in un determinato luogo).

Sono contento di stare qui. (Sono felice di soggiornare qui, di stare fisicamente in questo luogo).

 

Sto a Roma. Abito a Roma. (Vivo a Roma).

Sono a Roma (io sono a Roma - non necessariamente vivo qui).

 

Il verbo "stare" è generalmente usato con una connotazione "fisica e abituale".

 

La penna è sul tavolo. (Adesso è sul tavolo).

La penna sta sul tavolo. (Quello è il suo posto, in genere sta sempre sul tavolo).

 

Esempio:

 

 

Il verbo "essere" è generalmente usato con una connotazione più personale ed emozionale.

 

In alcune regioni del sud d'Italia, usano il verbo "stare" anche in questo senso, ma non è corretto. Non si può dire "sto felice", si dice "sono felice".

 

Esempio:

 

 

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Frasi principali e secondarie, struttura di testi complessi (esercizio 8)

A volte un "periodo" (testo composto da una o più frasi) può sembrare molto complesso e difficile da capire. In questi casi è importante scomporre il testo in frasi "principali" e "secondarie" per semplificare la comprensione.

 

Stessa cosa possiamo fare quando desideriamo comunicare un concetto complesso. Creiamo frasi semplici e facciamo attenzione a come si combinano fra loro.

Ricorda che le frasi principali sono quelle da cui dipendono tutte le altre. Hanno un significato anche se sono da sole.

Le frasi secondarie sono quelle che non hanno un significato se si trovano da sole e dipendono da altre frasi.

 

Esempio: nella frase "Il gatto insegue il topo che scappa"

 

Il gatto insegue il topo = principale

che scappa = secondaria

 

A noi interessa la "parolina" "che" perché crea il legame fra la frase principale e la secondaria.

 

Ci sono molte altre "paroline" che possono unire due frasi.

 

Esempio:

 

  • Laverò i denti dopo che avrò mangiato.
  • L'uomo è felice quando ha la coscienza a posto.
  • Faccio molte cose per aiutarti.
  • Mi hanno detto che tu arrivi più tardi
  • Ti voglio bene perché sei una brava persona.
  • Prendo l'ombrello se piove.

 

La frase secondaria segue la principale ma qualche volta può anche posizionarsi prima.

 

Esempio:

 

  • Laverò i denti dopo che avrò mangiato.
    Dopo che avrò mangiato laverò i denti.
  • L'uomo è felice quando ha la coscienza a posto.
    Quando ha la coscienza a posto l'uomo è felice.
  • Faccio molte cose per aiutarti.
    Per aiutarti faccio molte cose.
  • Prendo l'ombrello se piove.
    Se piove prendo l'ombrello.

 

Ogni volta che trovi un testo complesso, non spaventarti: inizia dai verbi per identificare le frasi principali e secondarie e poi "scomponi e semplifica" il testo.

 

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Molto bene! Ti ha spaventato la grammatica? Rilassati! Vogliamo solo darti gli elementi per capire i meccanismi della lingua.

Ricorda però che la pratica è l'unico segreto per imparare. Vai avanti dunque e fai gli esercizi!

 

 

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