Pompei: un monumento di 2500 anni. La cima coperta di neve del monte Vesuvio è già visibile mezz’ora prima che raggiungiamo Pompei. Il famoso vulcano torreggia su Napoli e Pompei, silenzioso, limpido, perfetto, in contrasto con l’incontrollata devastazione urbana causata dall’espandersi di Napoli, dove l’uomo e la natura sembrano in guerra. |
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Enzo sta aspettando sull’affollata piazza di Pompei-"Scavi", uno dei siti archeologici più importanti d’Europa, e uno dei maggiori musei italiani, con un milione e mezzo di visitatori all'anno. La "Circumvesuviana", il treno che serve tutta l’area da Napoli a Sorrento, fischia nell’arrivare alla stazione di Pompei. I negozi di souvenir invitano ad entrare, i ristoranti si preparano al pranzo. Solo Enzo, la nostra coraggiosa guida, ci salva dall’attacco di faccendieri e accaniti posteggiatori che sciamano intorno alle macchine in arrivo dall’autostrada Napoli-Salerno. |
Entriamo nella Pompei vecchia attraverso Porta Marina Superiore, e l’impatto è immediato: meraviglia, stupefazione. Se ne legge tanto, ma non si è mai preparati alla realtà. Pompei non è Disneyland. Non è la vecchia piazza ricostruita di Varsavia, e neanche il Römer di Francoforte. È un’intera città latino-romana conservata come era duemila anni fa. |
Prima che fosse coperta da ceneri e lapilli, nell’apocalittica eruzione del Vesuvio del 24 Agosto dell’anno 79 d.C. Le stesse strade, piazze, negozi, case, taverne, banche, teatri e quartieri a luci rosse, tutti i posti di una ricca città di quasi 10.000 abitanti. Persino i corpi dei pompeiani, in fuga dalla fine del mondo che esplodeva su di loro, sono stati preservati. |
Fu la vendetta degli dei. Sodoma e Gomorra, come scrisse un ebreo sulla sua porta di casa. Per tre giorni e due notti il Vesuvio sfogò la sua collera. Per i pompeiani fu inutile cercare rifugio nella vicina Ercolano, perché la piccola cittadina, più vicina al vulcano, era già stata sommersa dalla lava. Solo i pochi che vollero abbandonare le proprie cose furono in grado di salvarsi. Sia la città che la sua ricca classe di commercianti furono seppellite da dieci metri di lapilli, portati dai potenti venti del Vesuvio impazzito a nove chilometri di distanza. |
Quando Pompei fu scoperta il secolo scorso, era tutto là. Cosi come lo era l’agosto fatale di 1800 anni prima. Le lunghe strade lastricate di pietra, le basiliche, il foro, le ville eleganti con raffinati mosaici e affreschi, i bagni pubblici e i grandi magazzini, pieni di oggetti di una ricca popolazione di commercianti. Un autentico spaccato di questa antica popolazione latina, fino ai tubi di piombo che rifornivano Pompei di acqua corrente. |
Se finora sono stati scoperti 66 ettari della città, la nostra esperta guida, il napoletano Enzo Baguzzi, ritiene che molte delle parti più interessanti siano ancora da scoprire, e che si trovino al di fuori dei perimetri delle mura della vecchia città. |
Pompei è unica perché l’eruzione è avvenuta talmente in fretta che tutto è rimasto come era. Da cui le grandi quantità di oggetti di vita quotidiana, una testimonianza dello stile di vita dei primi Europei. Oggetti per la casa, mobili, vasi, arte. E oltre duemila pompeiani, uomini, donne e bambini, con i loro schiavi e concubine, sono stati ricostruiti versando plastica liquida nelle cavità lasciate dai loro corpi. Come le tredici persone trovate, nel 1962, nel giardino in cui le loro tre famiglie avevano cercato rifugio prima di essere ricoperte di cenere. |
Dopo centinaia di visite, Enzo è affascinato maggiormente dall’aspetto umano della tragedia. "Ci si chiede perché non siano scappati in cerca di salvezza" rimugina lui, mentre noi fissiamo i plastici dei corpi. "La maggior parte non poteva sopportare l’idea di abbandonare i propri beni. Poi erano superstiziosi: non avevano neanche finito la restaurazione della città dopo il terremoto del 62 d.C. Pensarono che fosse la punizione degli dei". |
Si nota immediatamente la vita lussuosa dei pompeiani. Ricchi, colti e vanitosi, avevano schiavi che li servivano, mentre loro si dedicavano al lavoro e al gioco. |
Come il lusso delle terme pubbliche. Le terme del Foro, le terme centrali di via Stabia e via dell’Abbondanza, con riscaldamento centralizzato, piscine e palestre, e sofisticati bagni di acqua tiepida, calda e fredda con i muri affrescati. |
Il posto favorito di Enzo è la casa dei fratelli Vetti, due mondani, intraprendenti scapoli, con i loro nomi inscritti sul muro esterno. I dettagli di questa casa romana sono stati ricostruiti come documento storico dal professor Concitelli, direttore degli scavi di Pompei: atri e stanze da letto, giardini, piante, panche e le stanze dell’erotismo nell'ala della servitù con numerosi falli affrescati, simbolo popolare assai diffuso a Pompei. La scena più famosa, raffigurata nell’entrata principale, è quella di Priapo che misura il suo enorme pene. |
Falli incisi nelle pietre di pavimentazione stradale, come segni direzionali. Il fallo era usato contro il malocchio. Simbolizzava fertilità e ricchezza. Ma rappresentava anche le salutari abitudini sessuali dei nostri avi pompeiani. I loro alberghi e taverne erano devoti al sesso. I loro bordelli sono ancora là , i "lupanari", nel quartiere a luci rosse perfettamente conservato, in via dei Lupanari. |
Se Enzo ha un atteggiamento positivo verso le abitudini sessuali dei pompeiani, è altrettanto affascinato dal "piombo" di Pompei. La produzione di piombo era molto diffusa. I pompeiani usavano gran quatità di piombo. Per tazze e pentole, e per i tubi dell’acqua. Una ricerca del National Geographic del 1985 portò alla luce molti casi di avvelenamento da piombo. E il piombo è ora considerato una delle cause della decadenza dell’Impero Romano: forse Nerone e Caligola impazzirono per avvelenamento da piombo. |
Ci attardiamo nel retro della casa dei fratelli Vettii per ammirare il rosso Pompei degli affreschi. Qui, e nella Villa dei Misteri fuori mura, si può vedere quella specialissima tonalità di rosso che poi rimane impressa come un profumo, o una sensazione. Indimenticabile. |
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16 Luglio 2025
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