La prima volta che ho ordinato un espresso in un elegante ristorante newyorchese, mi hanno portato la tazzina con una piccola scorza di limone graziosamente e decorativamente appoggiata al cucchiaino. Non ho veramente fatto caso a questo "incidente" fino a che non si è ripetuto la seconda, terza e quarta volta, in altri ristoranti o bar. |
A New York, l'espresso viene evidentemente associato alla scorza di limone, mentre in Italia nessuno si sognerebbe mai di fare una cosa del genere. |
Ho chiesto in giro quale fosse l'origine di una simile "tradizione" e la risposta più plausibile che ho ottenuto è la seguente: quando gli emigranti italiani arrivavano a New York, dopo una lunga navigazione di venti giorni su navi affollatissime, chiedevano sempre un caffè e un limone. Il caffè serviva, emozionalmente, per ricordare un'abitudine italiana, il limone era usato, fisicamente, per curare i sintomi della pellagra e per reintegrare i loro corpi con vitamina C di cui, dopo un faticoso e malnutrito viaggio in mare, erano carenti. |
Un'altra cosa che ho scoperto non essere veramente italiana, è il cosiddetto "condimento italiano", una specie di salsa francese offerta e venduta dappertutto negli Stati Uniti, dai supermercati ad alcuni ristoranti, che in Italia non esiste. |
Il condimento tradizionale italiano è molto semplice: olio d'oliva, sale e, se piace, aceto. |
Un fresco piatto estivo chiamato "pinzimonio" si prepara così: tagliate a pezzi delle verdure crude (sedano, carote, pomodori, finocchio, insalata, carciofi...) e disponetele decorativamente in un piatto da portata. In una ciottola separata, mischiate olio d'oliva, sale e pepe nero macinato. Ogni ospite potrà intingere e gustare, in questo condimento classico, le sue verdure preferite. |
La nostra ultima "leggenda" riguarda il pomodoro. I pomodori sono considerati un ingrediente molto italiano e, questa volta, è vero! Ma non molti sanno che i pomodori furono importati dal sudamerica (dove erano chiamati "tomatl") e che, come arrivarono in Italia, verso la fine del XVI secolo, erano coltivati al nord come piante ornamentali e venivano totalmente ignorati per cucinare. Il nome "pomo d'oro" significa "mela dorata" e si riferisce ad uno dei colori che il pomodoro assume quando matura. |
Ci volle la creatività e la povertà della gente del sud per associare i pomodori alla pasta e creare così i famosi "spaghetti al pomodoro". |
La prima storica ricetta degli "spaghetti al pomodoro" ci viene dal duca Ippolito Cavalcanti, nel libro "Cucina Casereccia in Dialetto Napoletano", del 1839. Qui segue un adattamento di questa ricetta: |
(per quattro persone). Prendete un chilo di pomodori freschi e maturi (i pomodori da sugo sono quelli piatti e oblunghi). Scartate le parti brutte, i semi e l'acqua e cuocete i pomodori finché morbidi. Passate tutto attraverso un colino e continuate la cottura finché il resto dell'acqua evapora. Rimuovete la salsa dal fuoco, lasciate raffreddare e aggiungete olio d'oliva (tre o quattro cucchiai da tavola), sale, basilico fresco e pepe nero. In una pentola a parte fate bollire dell'acqua e aggiungete mezzo chilo di spaghetti e mezzo chucchiaio di sale. Girate spesso gli spaghetti affinché non si attacchino. Cucinate per cinque minuti (o più o meno, a seconda del tipo di pasta, ma non cuocete troppo. Si può assaggiare la pasta per assicurarsi che sia al dente: la consistenza deve essere "buona", non troppo dura e sicuramente non molle). Scolate la pasta e aggiungetela alla salsa. Mescolate e rimettete a cuocere per altri tre minuti, aggiungendo, se piace, parmigiano e servite. |
Buon appetito! |
11 Giugno 2025
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